MATTO L'indecifrabilità.
Il Matto è l'Idiota dostoevskiano, mezzo santo e mezzo pazzo, è il filosofo, l'artista, il poeta incompreso, che cammina senza meta sul precipizio della sua follia. Lontano da tutto e da tutti. Senza averi, ne voleri: è l'inizio e insieme la fine. E' il suo stesso percorso: è la Via. E' l'andare, il trasmutare, il divenire, l'essere. E' il sognatore con la testa tra le nuvole, il suo sguardo è sempre volto in alto. E' "l'uomo di sale" della tradizione buddista che voleva vedere com'era fatto l'oceano: vi entra e non vi esce mai più.
Il Matto rappresenta l'inizio e insieme la fine, un viandante senza meta alla ricerca di se stesso, è sempre in viaggio ma senza meta: è l'andare.
In quanto indefinibile, questo Arcano, che nelle carte da gioco è diventato il Jolly, non è positivo o negativo, ma può diventarlo a seconda delle carte vicine. Il Matto è indeciso, va ma non si sa dove, bisogna prendere un'altra carta per vedere dove.
E' il momento che precede l'azione: tutti i risultati sono ancora aperti.
L'interpretazione è del tutto positiva, sotto tutti i profili (affettivo, professionale, finanziario ecc.), indica sempre novità favorevoli, aperture, libertà. Anche libertà morale: il Matto è l'anticonformista che segue la via del cuore, dell'intuizione più che della ragione. Di fronte a una scelta, il Matto può indicare la più illogica, ma sicuramente la più vincente, quella legata all'interiorità, che se ne infischia dei giudizi esterni, della morale e del buon senso.
1. MAGO La creazione, la volontà, lo slancio, il progetto.
E' la carta numero 1, è l'uomo consapevole del suo potere, in procinto di attuarlo: ha tutto il necessario per farlo, un tavolo pieno di strumenti magici di fronte a lui. Dal suo eloquente cappello a forma di otto, deduciamo che ha "l'infinito sulla testa", indice di abbondanza creativa, di abilità, di comunione con la vita.
Incarna perfettamente l'ideale dell'homo faber rinascimentale, artefice del proprio destino: è il trionfo del libero arbitrio contro le forze cieche del fato. E' l'artefice del proprio destino, è colui che riesce a far conciliare l'astratto col concreto, l'immaginario col reale, l'incantesimo con il risultato effettivo: è la magia in azione.
Ha tutte le carte per riuscire, è pieno di strumenti e di capacità palesi, evidenti, sfoggiate in bella mostra, nel tavolino di fronte a sé. Possiede la forza per attuare ciò che vuole.
Questo Arcano, collegato al segno dell'ariete, può indicare una persona più giovane, intelligente, intraprendente. Oppure l'inizio di una nuova attività, occasioni da prendere al volo, in ogni caso movimento, azione, agire subito perché se ne ha il Potere.
È sempre collegato a qualcosa di materiale, concreto, un lavoro intraprendente dal punto di vista pratico più che da quello intellettuale.
Accanto a carte negative potrebbe indicare: eccesso di scaltrezza, furbizia o esibizionismo, troppe parole dette o mancanza di umiltà, specie se vicino alla Torre.
Le quattro carte seguenti, Papessa, Imperatrice, Papa, Imperatore, rappresentano: la famiglia, l'educazione, la tradizione e la scuola, da cui il giovane si emanciperà trovando una compagna: la sesta carta, gli Amanti.
2. PAPESSA La conoscenza esoterica.
Ricettività, mistero, principio femminile: la Papessa è il non-io del Mago. Silenziosa, e misteriosa, sta leggendo il libro della conoscenza, seduta in un trono.
Legato al segno del Toro, questo Arcano indica una persona seria, rigorosa, saggia, legata all'occulto. Ha la chiave del problema o è lei stessa la chiave. Può indicare un'amica fidata, con cui parlare in segreto. In ogni caso: riuscita sociale, posizione di prestigio. Incontro con una donna che risolverà il problema. Tutti bouni auspici dunque ma a patto di mantenere la riservatezza e la costanza, la perseveranza nel proprio obiettivo. Tutte qualità legate allo studio insomma, simboleggiato dal libro della Papessa: il suo messaggio è tutto racchiuso lì. Cioè nel libro e nella ricettività necessaria per comprenderlo, una ricettività tutta "femminile", non razionale, legata al silenzio interiore.
3. IMPERATRICE Attività, comunicazione, riuscita.
Carta del tutto positiva, anche quando sta vicino a carte negative. E' il 3, che sintetizza l'1, il Mago, sommato al 2, la Papessa.
In quanto numero "dialettico", sintetizzante, conclude e definisce ciò che lo precede, la Papessa, completandone la femminilità. Dona quella concretezza e quella praticità, lievemente assente nella noeticità misteriosa ed occulta della Papessa.
La sua energia è sempre femminile, sempre yin, ma stavolta oltre che ricettiva è anche feconda: l'Imperatrice rappresenta la creazione intellettuale portata al suo termine, pronta per l'applicazione pratica. Mentre la Papessa può rimandare all'elaborazione di un progetto, ancora tutto tenuto in segreto, ancora tutto da costruire, l'Imperatrice rivela la messa in atto dell'Opera, è appunto il compimento dell'Opera
Il 3 infatti è un numero alquanto eloquente in esoterismo, nonché estremamente decisivo: 3 sono gli stadi del tempo, come tre sono gli stadi della Grande Opera Alchemica.
L'Imperatrice, domina autorevole nel suo trono, priva di sforzo, sorridente addirittura, consia del suo potere, un potere derivato dalla conoscenza, la conoscenza degli archetipi, delle idee platoniche, dei modelli perfetti delle cose. Ella sta al di sopra del mondo terreno, le sue ali ne rivelano la natura iperborea, la sua è un'autorità metafisica, divina, creatrice.
E' la carta degli scrittori, degli scienziati e di tutti coloro che della mente fanno la loro professione. E' la fecondità intellettuale, la creazione pura, la potenza pronta a tramutarsi in atto.
4. IMPERATORE Realizzazione ottenuta, potere esecutivo, potere materiale.
Un uomo nella piena maturità (la barba e baffi stanno a confermarlo). Il numero 4 rappresenta la stabilità, la concretezza, l'unione di orizzontale e verticale (la croce). I 4 elementi e i 4 punti cardinali donano ancora più universalità a questa carta: nascere, crescere, maturare, morire. E' quasi un uomo pronto alla morte, d'altronde siede in un trono, ha una corona e una bacchetta: ha raggiunto quanto doveva.
Il successo è assicurato: stabilità economica, obbiettivi raggiunti. L'Imperatore rimane fermo sul suo trono, ciò attesta la sua inequivocabile sicurezza. L'arcano esorta dunque a puntare in alto, prefiggersi obiettivi ambiziosi. Questo Arcano si riferisce a tutto ciò che è destinato a durare, sorretto da una volontà costruttiva, costante, svincolata dagli impulsi irrazionali. Può indicare protezione da parte di uomini potenti.
5. PAPA Responsabilità, protezione, trascendenza, conoscenza.
Il Papa ha una funzione totalmente diversa da quella dell'Imperatore: sebbene entrambi assolutamente autorevoli, il potere del primo è superiore a quello del secondo, che è circoscritto solo al piano terreno.
Il Papa in sostanza, intermediario fra cielo e terra e rappresentante divino, indica una vibrazione superiore sintonizzata ai piani metafisici. Il Papa è allineato alle leggi cosmiche e il suo potere, a differenza di quello dell'Arcano precedente, si espleta in maniera integrale, dalla materia allo spirito.
Può indicare anche un matrimonio in quanto il 5 per i Pitagorici era il numero dell'unione, il numero nuziale. In ogni caso: la strada da seguire, il senso della vita, l'ispirazione, i misteri svelati, le forze superiori che ci aiutano, la saggezza.
Può indicare infine, anche contatti vantaggiosi con l'ambiente giovanile, dato che sono proprio due giovani che troviamo ai suoi piedi.
6. AMANTI Amore, scelta, crescita.
Crescita, perché si esce dalla famiglia rappresentata dalle altre quattro carte precedenti (Papessa-famiglia, Imperatrice-educazione, Imperatore-tradizione, Papa-scuola). E perché l'uomo si realizza completamente quando incontra l'amore. Crescita quindi responsabilità, fedeltà, siamo infatti di fronte ad una scelta: un uomo tra due donne. Tra due opposti, tra il vizio e la virtù, tra il materiale e lo spirituale.
Ma nella figura dell'Innamorato, come si legge ne Il linguaggio segreto dei Tarocchi di Laura Tuan, "si cela l'iniziato che ha concluso il periodo di apprendistato ed è pronto a entrare nel gruppo come pari; a patto che superi l'esame finale". L'esame finale è in realtà "una decisione importante dal cui esito può dipendere tutta la sua esistenza futura o, almeno, un settore molto significativo di essa", come asserisce ancora la Tuan.
La scelta può anche non essere in campo amoroso. Infatti, sebbene sia la carta dei sentimenti, non sempre si tratta di matrimonio o di unione amorosa, a meno che la domanda non lo chieda, e comunque è una carta che va sempre vista in relazione a quelle vicine.
7. CARRO Trionfo, vittoria, progresso.
E' un giovane guerriero a guidare il carro, con un'armatura, uno scettro e una corona. Tutto ciò sta ad attestare la sua autorità. E' il giovane divenuto consapevole, uscito di casa, ha già raggiunto una sua posizione sociale, ha già trovato l'amore, in una parola: si è realizzato, ha vinto.
Con la carta numero Sette, numero magico per eccellenza, si conclude il viaggio di una personalità, che, attraverso le carte precedenti, è nata e si è sviluppata: ha compiuto cioè il suo cammino, il suo viaggio. Ecco perché il giovane guida un carro, un carro regale tra l'altro, le quattro colonne e la forma quadrata, simbolizzano maestosità e concretezza: un tempio più che un semplice carro.
I cavalli in movimento indicano la disponibilità verso differenti percorsi, la piena maturità raggiunta e la consapevolezza dei propri meriti, indicano in sostanza l'inizio di un nuovo percorso. Progresso dunque, realizzazione, successo, viaggio sia materiale che ideale, una realtà proiettata in avanti, alla conquista del futuro.
Il carro conclude un percorso: il primo settenario degli Arcani Maggiori. Il Sette infatti è il numero del compimento. Spesso l'arcano può indicare uno spostamento fisico, un viaggio, mentre se è vicino a una figura può alludere a un bisogno di indipendenza. In ogni modo, le interpretazioni, come in tutte le altre lame, sono diverse e molteplici, anche a seconda delle carte vicine ovviamente.
8. GIUSTIZIA Rigore, ordine, organizzazione, legge.
Siamo al ritorno dal viaggio... La Giustizia è, per certi versi, l'opposto del carro: è il centro della vita di un uomo (non a caso corrisponde alla bilancia, l'equinozio d'autunno, in cui il giorno è uguale alla notte), il picco è ormai raggiunto, il destino si è configurato e inizia una fase discendente, non più di scoperta ma di riflessione: è l'autunno della vita. E' l'opposto dell'irrazionalità adolescenziale, è l'equilibrio raggiunto. Dopo il settimo giorno, quello della contemplazione, arriva l'ottavo, che annuncia l'inizio di un'Era Futura.
E' dunque la carta della maturazione, la bilancia stabilisce e fissa l'equilibrio sia psichico che cosmico, tra il bene e il male. Congiunge gli opposti donando armonia interiore, dopo aver soppesato i pro e i contro. L'otto è infatti il numero dell'infinito, dell'eternità, garantita dall'equilibrio dei contrari – basti pensare all'Ottuplice sentiero del Buddismo, la retta Via da percorrere.
E' la lama del bene e del male, o ancora meglio, "al di là del bene e del male", è la lama del karma: si raccoglie ciò che si è seminato, di buono o di cattivo. Il risultato che ci attende insomma, è senz'altro quello giusto, anche perché l'Arcano, oltre che a quella umana, si riferisce anche alla giustizia divina.
Ciò che si allinea a questa carta, è la consapevolezza di aver agito per il meglio, di aver fatto tutto il possibile per l'obiettivo, e di averlo fatto nella maniera più retta. Alla lama è dunque anche associato un certo senso di pace, di armonia con se stessi, o in parole povere di "coscienza a posto": se tutto è stato fatto nel migliore dei modi, il risultato è positivo.
Questo Arcano, suggerisce anche di agire allineandosi alle circostanze familiari, sociali e culturali, è una carta sobria, tra i 30 e i 50 anni, una carta che dice no alle passioni, ai colpi di testa. Suggerisce di assestare la nostra vita, di trovare un assetto più equilibrato, rispettando gli obblighi e le restrizioni imposte dall'esterno. E' una carta di responsabilità e di organizzazione. Ma anche di giustizia, appunto. Se si seguono le regole, si è nel giusto sicuramente. Può indicare il modo in cui verremo valutati, a seconda dei nostri meriti, senza che niente ci verrà regalato. Sta infine, solo al nostro impegno, al nostro rigore, alla nostra responsabilità, arrivare al successo.
9. EREMITA Tempo, riflessione, arresto.
Se con la giustizia il viaggio si concludeva, con l'Eremita scompare proprio, per certi versi questa lama completa e definisce l'autunno della Giustizia. Il viaggio è finito, ora si tratta di meditarci sopra, il mondo degli uomini è stato abbandonato definitivamente mentre quello della solitudine si è appena spalancato. Il viaggio che si continua è puramente interiore, la lunga barba e i capelli bianchi non permettono che quello.
Questa è una carta iniziatica, l'eremita cammina in solitudine con le proprie forze, cammina nell'oscurità, ciò significa che non lo ferma niente e nessuno, il bisogno di cercare la verità è superiore ad ogni altra necessità.
Nove: tre volte tre, cioè la perfezione elevata a potenza. Il nove è un numero importante, rappresenta la verifica, la verità - da cui la famosa prova del nove. Dopo la verifica dunque, ha inizio un nuovo ciclo, si chiude un percorso e ne inizia un altro. Nove mesi è il tempo della gestazione di un essere umano. E' un periodo lungo ma alla fine porta ad un grande risultato.
L'Eremita è una carta lenta, l'elemento tempo è fondamentale, d'altronde la ricerca della verità ne ha bisogno in grande quantità. Il tempo dunque è un amico dell'Eremita.
E quindi: tempo, prudenza, discrezione, serietà, riflessione, studio, approfondimento, necessità di fermarsi e riflettere. In generale: non prendere decisioni affrettate, ma considerare ogni minimo dettaglio.
La lampada non indica luce, quanto oscurità, bisogno di luce, solitudine, misantropia.
A proposito della lampada è interessante notare come egli ne copra una parte col mantello, quasi a voler nascondere tutta la luce ai passanti, ossia tutta la conoscenza ai non iniziati.
Chi non è preparato, può rimanere accecato di fronte a troppa luce, basti ricordare il Mito della Caverna di Platone: solo il filosofo ne sopporta la potenza, tutti gli altri rimangono giù nell'ombra, non credendo nemmeno nell' esistenza di quella luce, poiché non la vedono appunto. Ma non la vedono perché non vanno a vederla, non vanno a cercarla.
L'Eremita rimanda inoltre alla modestia, al socratico "sapere di non sapere": sa benissimo infatti, che seppur edotto di importanti segreti, ciò che sa di sapere è un niente assoluto in confronto a ciò che sa di non sapere, cioè la strada che a di fronte e che cerca di illuminare attraverso le sue conoscenze. Pur tuttavia ciò che sa di non sapere è un nulla ancora più grande rispetto a ciò che non sa di non sapere. Questa lama incarna la dote principale del saggio: l'insaziabilità. Più sa, più sa di non sapere, più sa, più necessita sapere.
10. FORTUNA Fortuna, cambiamento, nuove opportunità.
Con l'Arcano n. 10 torniamo nel mondo e nelle sue vicende mutevoli: la ruota, il cerchio rappresenta la ciclicità, il rinascere, il rinnovarsi, il divenire, la reincarnazione stessa. Il cerchio racchiude tutto, sia il bene che il male, commesso nella vita.
Citando ancora Laura Tuan: "l'Uno (Dio), si riflette quindi nel molteplice, il mondo terreno, l'individuo, ma questo, a sua volta, fa ritorno al divino, attraverso l'esperienza evolutiva del karman e della reincarnazione, simboleggiata appunto dalla ruota".
Il 10 è un numero sacro, ecco perché sferico: è la tetrakis pitagorica, il triangolo su quattro basi. Un punto: l'Uno. Due punti: ying e yang, bene e male, maschio e femmina. Tre punti: materia, intelletto, spirito. Quattro punti alla base: i quattro elementi, le quattro stagioni, i quattro punti cardinali. Ecco che nel dieci, nella sfera, c'è racchiuso tutto l'Universo creato e in divenire.
Il significato è assolutamente favorevole: sblocca situazioni stagnanti, offre occasioni di cambiare (se è vero che ciò che oggi è bene domani può diventare male, è vero anche il contrario). La sua energia rinnovatrice è paragonabile all'Arcano n. 1 ma con in più tutto l'apporto dell'esperienza vissuta dal 2 al 10.
Essendo una carta dinamica, può anche favorire uno spostamento.
Se vicina a carte negative, la fortuna può tramutarsi in rischio.
Indica in sostanza un destino propizio ma da sfruttare al volo poichè tutto cambia, tutto diviene, panta rei.
11. FORZA Coraggio consapevole.
Davvero importante ed affascinante la simbologia di questo Arcano: la donna doma un leone, non lo uccide ma lo doma pur non sforzandosi affatto: coraggio ed energia sovraumana. Non a caso il cappello che orna il suo capo ha la forma dell'otto, dell'infinito, quasi ad indicare che la sua forza risiede nella mente, una forza illimitata. Il suo sguardo è infatti rilassato, in lei non c'è ne ansia, ne paura, ne sforzo, c'è solo consapevolezza dell'incredibile risultato: domare un leone. Cioè domare gli eventi della vita, anche quelli più spinosi.
E' interessante come "la forza" nei Tarocchi, non venga rappresentata con scontate immagini di giganti muscolosi o esseri affini, bensì dalla dolcezza e dalla calma di questo misterioso personaggio femminile. E' la donna, da sempre simbolo di sensibilità e delicatezza, colei incaricata di domare una belva, simbolo invece di forza bruta senza freni.
Il messaggio racchiuso in questo simbolo potrebbe alludere ai precetti dell'alchimia stessa: non conviene reprimere l'animale che è in noi bensì sublimarlo, trasmutarne l'energia e capovolgerla: da inferiore a superiore. E' questo l'unico modo, il più intelligente, per non far prendere all'animale i sopravvento su di noi ma fare in modo che noi possiamo domare lui e farne un nostro potentissimo alleato – non è un caso che gli sciamani parlino proprio dell' animale come "alleato", cioè come personale compagno di viaggio, dispensatore di preziosi aiuti, nel cammino della via Iniziatica.
L'alchimista dunque, da astuto saggio quale egli è, non distrugge la materia grezza ma la sfrutta a suo vantaggio, la purifica, la trasforma in oro. Il suo è un atto creativo e divino, divino perché si accorda alle leggi cosmiche del divenire. Egli non "uccide" ma aiuta, favorisce lo sviluppo, l'evoluzione, la prosperità delle cose, incanalandole nel giusto cammino, nella retta Via, dal buio alla luce, dal piombo all'oro.
L'Arcano indica quindi, inequivocabilmente, padronanza dei propri mezzi, sicurezza interiore, obiettivo in pugno, tra le mani proprio, come si vede in figura.
12. APPESO Attesa, sacrificio temporaneo in attesa di un miglioramento futuro.
Sicuramente una della carte più emblematiche. L'Appeso non condivide il mondo, lo vive alla rovescia, ma il mondo questo non lo permette, per questo egli è in una posizione scomoda, di sacrificio. Ma proprio nel sacrificarsi, cioè nel farsi sacro, egli si redime, si illumina.
Non è del tutto negativo questo Arcano, infatti in alcune raffigurazioni, Waite per esempio, l'Appeso ha addirittura un'aureola, a significare la sua saggezza: l'Appeso, cercava la verità come l'Eremita, ma ha poi scoperto che il cercare stesso è un ostacolo alla verità, quindi ha smesso, si è arreso. Ma la sua è una resa sacra, illuminata.
Poco pertinenti le interpretazioni cristiane sulla vita come dolore, l'Appeso tra l'altro non è per niente crocifisso, è semplicemente appeso. Non è ancora morto. Ecco perché il sacrificio è temporaneo.
L'appeso in realtà sta ricevendo un'iniziazione, questo è forse il vero significato esoterico che si cela dietro questo Arcano, un significato assolutamente affascinante. L'appeso non condivide il modo consueto di attingere alla conoscenza, lui aspetta, medita, si immerge immobile nel silenzio attendendo l'illuminazione come i mistici orientali. Anche Odino del resto, ricevette la conoscenza delle rune rimanendo appeso, per ben nove giorni e nove notti.
Laura Tuan chiarisce il concetto: «l'impiccato ha scoperto che il segreto per penetrare l'essenza delle cose sta nel loro capovolgimento. (...) Grandissima è dunque la sua forza, non più esercitata dalla masse muscolari, ma dal potere occulto dell'anima che ha superato la prova iniziatica».
La Tuan inoltre fa giustamente notare come le braccia piegate dietro la schiena e le gambe incrociate formano una figura che rimanda al triangolo rovesciato sormontato dalla croce, simbolo alchemico del compimento della Grande Opera. Ciò avvalora ancor di più il significato iniziatico della prova che l'Appeso sta superando, quel simbolo infatti rimanda proprio al compimento dell'Opera, più che al tentativo di affrontarla, da cui si evince la valenza sostanzialmente positiva dell'Impiccato, non sempre sottolineata, né condivisa. D'altronde però, il linguaggio simbolico parla chiaro, e i Tarocchi parlano solo attraverso i simboli.
Per quanto riguarda una possibile interpretazione, l'Arcano numero 12 può rappresentare la classica sventura che in futuro si benedice, un periodo triste che però serve per riflettere, per capire, per evolvere. Talvolta è attraverso il dolore che si capisce la felicità, cioè come vivere bene nel mondo. Le prove della vita, arricchiscono sempre interiormente, quindi anche se dolorosa, la prova porta poi i suoi buoni frutti.
Per un ulteriore contributo, quale conferma della positività dell'Arcano, è interessante l'interpretazione che ne da Jodorowsky in Cabaret Mistico: «simboleggia il dono di se stesso, uno stato di meditazione in cui viene a cessare qualsiasi pretesa. In alcune versioni, dalle tasche gli fuoriescono delle monete d'oro, perché nel momento in cui smette di appropriarsi dei suoi molteplici ego (...) si fa canale di ricchezze cosmiche. Non pensa, è pensato».
13. MORTE Fine e nuovo inizio, trasmutazione completa, inevitabile.
In alcuni mazzi, questa Lama viene chiamata "l'Arcano senza nome". Sembra quasi che esso possa venir pronunciato ma non scritto. In francese "la mort" e "l'amor", hanno lo stesso suono. Che ciò abbia un legame con i Tarocchi di Marsiglia? E' plausibile. L'indissolubile legame tra eros e thanatos d'altronde non è una grossa novità.
In qualsiasi Via Iniziatica, ciò che deve morire è l'ego, morire a se stessi, a tutto ciò che ci abbassa e ci allontana dal nostro vero Io, eccola la morte filosofale, da cui nasce l'amore verso se stessi.
E' questo il lavoro di trasmutazione, di pulizia che l'alchimista deve compiere all'inizio del suo percorso: l'opera al nero. Attraversare i suoi specchi più bui, viverli addirittura, per poi trasformarli nel loro contrario. La morte dunque, non è altro che la via per l'amore, non si tratta solo di un gioco omofonico del francese quanto di un vero e proprio lavoro di trasmutazione, la prima tappa nelle Vie Iniziatiche.
"Ama te stesso come il prossimo tuo"... Impossibile amare gli altri se non si sa prima amare se stessi: la morte dell'ego dunque, è ciò che sta dietro a quest'insegnamento, è cioè la sua parte esoterica, ciò che serve a comprenderlo, e quindi ad attuarlo.
Per ciò che concerne la lettura simbolica dell'Arcano, si deve considerare che esso, in senso negativo, è l'esasperazione dell'Appeso: toccare il fondo in una qualche situazione, dalla quale poi però, non si può che riemergere. La morte è anche un nuovo inizio, si recidono i legami col passato. Waite disegna la Morte a cavallo con un vessillo con la rosa mistica e un sole sullo sfondo: il sole dell'immortalità. La Morte dunque non è solo e sempre negativa. La Morte è un segnale, bisogna farsela amica, come diceva Don Juan, la Morte ci serve per vivere. Vivere come se fosse l'ultimo giorno, vivere a contatto con la Morte, ciò dona felicità e allontana ogni timore. Ed ecco che la Morte diventa amore per la vita.
La Morte in sostanza non è "solo morte" ma anche e sopratutto rinascita, Risveglio, la Morte in realtà... non muore mai... Innanzitutto, lo scheletro è color carne, e ciò è al quanto eloquente riguardo alla sua "umanità", in secondo luogo, ciò che la falce si lascia dietro, mani, piedi e volto, non ha ancoraperso vitalità, sopratutto quel volto rimasto lì per terra: è ancora espressivo. Ciò per attestare che niente muore del tutto, ma semplicemente si trasforma. Quello che l'uomo ha pensato e sognato in vita (la testa), nonché le sue azioni (mani e piedi) sono ancora lì, anceh dopo il passaggio della Morte.
Il numero dell'arcano, il 13, è nefasto solo per chi ha paura dei cambiamenti, non per chi ne riconosce l'efficacia: per fare spazio al futuro, bisogna liberarsi del passato. E' questo il grande insegnamento di questa Lama, a livello energetico, se siamo collegati alle, belle o brutte, esperienze passate, non creiamo lo spazio necessario affinché nuove esperienze, nuovi incontri, nuove idee entrino nel nostro nucleo energetico.
Le foglie e i fiori sparsi quà e là nel campo dove passa la Morte stanno a confermare quanto essa è parte integrante della vita, è proprio "con lei", nel senso letterale: le passa accanto.
La Morte dunque non ha valenza del tutto negativa, anzi: quello che doveva accadere è già accaduto, il fondo è già stato toccato, d'ora in poi solo cambiamento, solo un nuovo ciclo si apre innanzi, è tutto quì il significato di questa carta - che poi il cambiamento possa essere più o meno traumatico, più o meno entusiasmante, dipende dal consulatante, dal suo essere e dalle sue circostanze, in ogni caso questo cambiamento è assolutamente necessario ed inevitabile. Come inevitabile è la Morte stessa.
Paradossalmente dunque, la Morte è un Arcano del tutto positivo, può indicare infatti che anche i progetti più impensabili e grandiosi, possono ora prendere vita. Tutto ora può succedere, è il momento della creazione. Della creazione della vita.
La Morte infine, in quanto incarnazione del divenire, della trasmutazione, della rinascita, rimanda alla concezione ciclica del tempo, la concezione greca, simboleggiata in esoterismo dal serpente Ouruborus. «Nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto trasmuta», come recita il noto principio di Lavoiser, morte e nascita dunque sono solo due facce della stessa medaglia.
Eraclito ribadisce il concetto nel celebre frammento 22: «la stessa cosa sono il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi mutando trapassano in quelli e quelli ritornano a questi».
La temporalità ciclica, greca, è ovviamente l'esatto opposto di quella lineare, cristiana, la quale presuppone un Dio creatore che si colloca tanto all'inizio, quanto alla fine del tempo.
Agostino nelle Confessioni, fa notare come non si possa nemmeno parlare di tempo prima della creazione 1 . Allo stesso modo, il tempo cessa di esistere alla fine dell'esistenza umana con il Giudizio Universale, limite estremo che ovviamente non troverebbe posto nella concezione sferica del tempo. Concezione sbandierata a chiare lettere dall'Arcano numero 13 e dalla sua generosa simbologia.
14. TEMPERANZA Rigenerazione, rilassamento, purificazione, equilibrio.
Non ha un ruolo ben preciso come la Papessa o l'Imperatrice, essa semplicemente è una figura rassicurante, che ha tra le mani l'energia, il fluido vitale. Essa manovra questa energia, ecco perché è la carta delle meditazioni, tutte le tecniche esistenti.
Questa angelica figura femminile sta in realtà compiendo un processo di trasmutazione alchemica: sta purificando l'acqua, simbolo vitale e naturale per eccellenza, ecco perché rimanda oltre tutto al segno dell'acquario, nonché all'Era dell'Acquario e dunque a questa sorta di Risveglio interiore.
E' dunque la carta delle terapie naturali, del lavoro su di Sé, dell'evoluzione interiore, non a caso questa figura femminile possiede le ali. E' una figura umana che sta trasmutando in angelo. Accanto all'Arcano degli amanti rappresenta il Solve et Coagula, il processo di purificazione alchemica, l'entrata dello Spirito nella materia. Il vaso stesso è pregno di una grande simbologia esoterica: racchiude in sé il segreto della metamorfosi e indica ricettività alle cose celesti. In sostanza questo Arcano indica il rassicurante eterno fluire della vita. Nonché le qualità e le virtù morali ed umanitarie.
E' un Arcano che indica una situazione assolutamente positiva e benefica, esortando pur tuttavia ad una vita più tranquilla, più equilibrata, dedita alla spiritualità.
L'acqua quando entra in contatto con le cose, le bagna, cioè le cambia in qualche modo, le modifica o, in ogni modo, rimane lì, la sua presenza cioè rimane fisicamente nelle cose, ecco perché è un Arcano che influenza le carte vicine. Non in maniera prorompente pur tuttavia considerevole, non si tratta certo di una cascata, ma di un semplice flusso, che è stato però trattato, purificato energeticamente da un essere alato, ossia mezzo umano e mezzo divino: un Mago.
Un'ultima considerazione riguardo ai colori del vestito: rosso e blu, ossia pasione e trascendenza. Questi due colori mescolati insieme danno il viola che esprime moderazione, misura, temperanza appunto. Il viola è un colore particolarmente interessante dal punto di vista esoterico, è infatti collocato all'estremo dello spettro cromatico al di là del quale si dipana la gamma degli ultravioletti, che è il territorio dell'invisibile, non percepibile dai sensi. Colore magico per eccellenza, esso è anche il colore dell'ametista, quarzo usato dagli occultisti fin dai tempi più antichi.
15. DIAVOLO Poteri psichici, istinto, sfida, sesso.
Come si legge in Castelli di carte di Alejandro Jodorowsky, «il Diavolo è un potente simbolo della creatività. Il Diavolo è il primo attore nel dramma cosmico: imita Dio».
La Tuan fa notare che la connotazione fortemente negativa che caratterizza questo Arcano, "proviene dalla mentalità sessuofobica dell'epoca che lo ha generato". E'il Diavolo è si legato alla materialità e alla carnalità ma ciò non implica necessariamente dei presagi chissà quanto tetri. La Lama numero 15 infatti è soprattutto legata ai poteri psichici, alla magia nel suo senso più letterale: il potere che ha l'uomo di far fronte alle negatività esterne.
Indica inoltre ambizione, a volte sfrontatezza perfino ma in ogni caso una vittoria sul destino e le sue condizioni avverse. Le negatività annunciate dall'aspetto terrificante di questa figura sono quelle relative all'oggetto più che al soggetto, il quale, ha tutto il potere di soggiogarlo.
Il Diavolo infatti, non è solo un "creativo", egli è soprattutto colui che ha l'immenso coraggio di sfidare Dio stesso. Tale Carta dunque allude ad un'estrema sicurezza nei proprio poteri, la certezza di poter cambiare gli eventi avversi del fato: il diavolo è colui che tentò di cambiare addirittura l'intero palcoscenico metafisico dell'universo.
Al di là della morale e della religione, che qui non interessa – che Dio sia il buono e il Diavolo il cattivo lo lasciamo stabilire ai sacerdoti cristiani, a noi interessa penetrare la simbologia esoterica dell'Arcano e capire cosa ha da raccontarci in termini di archetipi, ossia di connessioni legate al nostro inconscio e, come direbbe Jung, a quello collettivo, cioè alla realtà in cui viviamo nella sua forma "a priori", ossia energetica, metafisica, invisibile, causale-attrattiva - ciò che preme sottolineare è la forte carica magica che questo Arcano comporta, una carica in grado di rimodellare lo schematismo denso dell'irrealtà circostante.
Notoriamente considerato come l'antagonista dell'Arcano della Giustizia, il Diavolo, indica spesso – ovviamente a seconda delle circostanze, del consultante stesso e delle carte vicine – istintualità, poteri paranormali, provacazione, a volte anche conflitti interiori (il Diavolo ha grande potere ma sfidare Dio è un'impresa ardua, una battaglia persa in partenza, il Diavolo alla fine perde la sua partita e la sconfitta difficilmente comprta felicità).
Infine questo Arcano indica tutto ciò che è legato alla sfera della sessualità, sia nel bene che nel male, sarà il consultante poi a ritagliarsi i suoi significati collegandoli alle circostanze. La sessualità infatti, ovviamente, non è sempre negativa a priori: in Europa, la chiesa medievale l'ha sempre messa al rogo mentre in Oriente è uno strumento di fusione con l'assoluto, con Dio. Come è evidente siamo agli antipodi, tutto è rimandato alla sensibilità "religiosa" (nel senso etimologico di Tertulliano e Lattanzio di religàre, unirsi a Dio, che possa essere interiore od esteriore, "occidentale" od "orientale") del consultante, del ricercatore, del Viandante, dell'iniziato che scava dentro ai simboli delle lame della realtà.
16. TORRE Ammonimento, rivedere la propria superbia, ricostruire più umilmente.
Se il Diavolo rappresentava la sicurezza e quasi la presunzione di poter sfidare il destino, la Torre ci racconta esattamente il contrario: "costruisci pure, elevati, ambisci, è giusto che tu lo faccia ma non sognarti neppure di eguagliare il creatore, sennò cadrai e la caduta sarà dolorosa, visto che sei voluto salire così in alto". Questo in sostanza sembra essere il significato della Lama numero 16.
In ogni modo, seppur la caduta è davvero nefasta, le basi, le fondamenta della Torre rimangono solide e intatte, il crollo non è dunque totale, ecco perché questa Carta in finale, anche se forse la peggiore del mazzo in quanto a messaggio, è più un avvertimento, un monito più che un pericolo già accaduto.
Comunque sia, è bene stabilire innanzitutto che dopo il crollo c'è la ricostruzione. Bisogna certamente capire il perché del crollo, e una volta compreso questo si comincia un nuovo capitolo. In questo senso non è una carta negativa a priori, è il monito finale, estremo, da non sottovalutare, poiché ultimo e poiché proviene dall'alto. Ecco perché va ascoltato: il fulmine è simbolicamente un segnale divino, una punizione si ma con intenti costruttivi.
Il fulmine serve a rimetterci nella retta via.
Ovviamente è palese il riferimento a Babele, e dunque: punizione per troppa superbia, necessità di umiltà, di rivedere le proprie posizioni prese, forse troppo ambiziose.
In ogni caso è sempre un ammonimento, ma dipende ovviamente dalle carte vicine, le quali se sono positive, ridimensionano la Torre, rendendola semplicemente il simbolo di una paura ingiustificata, un male solo apparente, una fastidiosa insicurezza o un timore immaginario.
A volte l'Arcano può anche simbolizzare il fallo ma in sostanza ciò che crolla è l'ego e solo quando l'ego è crollato, al di là delle sue illusorie rappresentazioni, i suoi ruoli sociali, le sue maschere, solo allora è possibile vedere la vera realtà, sia nel mondo interiore che in quello esteriore.
Gli Arcani successivi infatti: la Stella, la Luna e il Sole, sono carte di satori, di esperienza intensa, di visione, di purezza, di onestà e fedeltà di fronte al vero. Non è un caso che dopo la Torre, nessun personaggio comparirà più vestito. La nudità rappresenta l'essere nella sua essenza, nella sua verità.
17. STELLE Nuove possibilità di successo, la Via da seguire, abbondanza.
Le anfore svuotano tutta l'energia che nell'Arcano della Temperanza veniva invece risparmiata e riciclata. Qui invece l'energia fuoriesce a volontà e consapevolmente: prosperità dunque, momento propizio per intraprendere qualcosa, massima positività e trasparenza. La giovane è nuda, dunque onesta e veritiera ed è illuminata da 8 stelle di cui una enorme. (L'otto, come sappiamo, è il numero dell'infinito).
18. LUNA Oscurità, mistero, inconscio, inganno.
Qualcosa di non completamente chiaro, che spaventa e condiziona la persona proprio perché non ben visibile. Il logos, il sole, non è abituato a decifrare le ombre della luna, la quale non risplende nemmeno di luce propria, è intrinsecamente e congenitamente misteriosa ed oscura, rappresenta quei lati dell'essere che non riusciamo a vivere in prima persona, consapevolmente e li depositiamo nell'inconscio, vivendoli poi nei sogni, ovviamente in maniera confusa, come è nella natura del sogno.
La luna rappresenta l'essere in balia del mistero, della notte, di qualcosa che ristagna: l'unica cosa che ha di fronte è infatti un lago stagnante su cui essa si riflette, il tutto incorniciato dal lamento di due cani randagi, solitari, notturni e misteriosi anch'essi.
In ogni caso la luna rappresenta anche la ciclicità, il divenire, la sua morte non è mai definitiva. Riguardo al carattere di una persona, può riferirsi al lato oscuro o inespresso di essa.
In fine, da notare come capovolto, questo Arcano, vede il suo carattere oscuro attenuarsimentre dritto, anche sevicino a Carte positive, non perde minimamente la sua problematicità congenita.
Sebbene dunque non del tutto benefica, questa Lama, più che previsioni di presagi oscuri ,porta con sè semplicemente un messaggio ammonitore: "guardati dentro, cerca nell'inconsci,o sappi tacere, sappi ascoltare e, infine, fidati dell'intuito, del tuo lato yin, della tua parte percettiva e femminile.
19. SOLE Risveglio, Illuminazione, felicità.
Se la luna è mutevole, il Sole è immutabile, è la consacrazione raggiunta, è l'illuminazione, è l'oro degli Achimisti. Il Sole è il primo Dio che l'uomo ha avuto.
Anche vicino a carte negative, il Sole continua a risplendere (di luce propria, a differenza della Luna), illuminando anche loro, non solo se stesso. Le nubi passano, il Sole resta.
Il bambino infine, indica proprio potenzialità, magia, purezza, volontà di conoscenza, gioia. E' l'io tornato fanciullo, tornato al mondo magico, tornato ad un rapporto animato, fiabesco, felice, incantato con la realtà circostante.
Il bambino inoltre non è solo. La bambina con cui forma una coppia, simboleggia l'unione di yin e yang, la coincidenza degli opposti finalmente illuminata dalla luce divina, la quale cala su di loro delle preziose gocce d'oro: prosperità, abbondanza, sia dal punto di vista spirituale che materiale.
Il Sole, insieme al Mondo, è la Carta più positiva del mazzo, d'altronde la simbologia è al quanto eloquente: l'essere divenuto consapevole, in cui principio maschile e femminile si armonizzano nella maniera più perfetta, è l'essere illuminato. L'illuminazione, Dio, il Sole, è proprio lì, sopra di lui. L'unica differenza col Mondo è che, a differenza di quest'ultimo, da rovesciato, il Sole, perde la sua luce, facendo sapzio all'ombra e a tutto ciò che si oppone ai significati simolici sopra elencati.
20. GIUDIZIO Resurrezione, compimento dell'Opera, Risveglio.
Con la carta del giudizio si completa il ciclo della maturazione dell'uomo: è il momento dell'autocoscienza, del Risveglio, del giudizio finale appunto, che in questo caso è positivo, poiché dato dall'Angelo, a l'angelo porta sempre la buona novella.
Tutto nella carta fa pensare a un giudizio positivo, l'angelo suona trionfante una musica celestiale che prorompe fuori dalle nuvole e le anime, come la odono, si risvegliano, escono dalle loro tombe: è la resurrezione dopo la morte iniziatica.
Le due figure infatti, l'uomo e la donna hanno le mani giunte in preghiera verso il fanciullo, cioè il bambino alchemico nato dal matrimonio di mutevole e immutabile, femminile e maschile. E' l'essere trasmutato che esce fuori dalla tomba, si è risvegliato al suo vero sé, ha compiuto l'opera di una vita: la Grande Opera. E' la finale vittoria dello Spirito sulla materia. In quanto predominante è il soffio dell'angelo, è una carta legata alla meditazione e al ruolo del respiro quale strumento purificatore, rigeneratore. Il prana sanscrito, il pneuma greco o lo spiritus latino, è il protagonista di questo Risveglio.
21. MONDO Vittoria, Operal Rosso, Tutto.
E dopo il Risveglio, il Samadhi. Non ci sono due cose: Dio e il mondo ma Dio è il mondo.
Qui non c'è dubbio: la ghirlanda è l'uovo cosmico, simbolo del compimento della Grande Opera alchemica. C'è tutto in questa carta: un cherubino, un'aquila, un toro, un leone, tutto quello che serve per completare il perfezionamento: il viaggio è terminato, siamo arrivati in paradiso. Il mondo è il paradiso o il paradiso è il mondo, dal momento che nel Samadhi non esistono più dualismi ma si scopre la vera realtà per quella che è. Tale scoperta è gioiosa, come ci racconta la carta, la fine del viaggio è una fine stupenda: non esistono i castighi cristiani, alla fine del percorso c'è solo successo, vittoria totale, Conoscenza Suprema. Già nelle Upanishad si legge: «Dalla gioia questi esseri sono nati; per la gioia vivono e crescono; alla gioia ritornano».
Le quattro figure che incorniciano la donna dentro la ghirlanda, simbolo della vita nella sua più totale vittoria e celebrazione, rimandano ovviamente ai quattro elementii cosmici, ai quattro semi degli Arcani Minori e ai quattro imperativi magici: sapere, volere, osare, tacere. Quasi a dirci che sono essi a contornare il successo finale, a portare ad esso e a rimanere con esso.
Il Mondo è un Arcano sempre positivo che influenza sempre le altre carte vicine. Anche quando è capovolto, il significato non si rovescia, semmai si attenua soltanto, limitando una pienezza, che è comunque già straripante.
Fonte e Autore: Lucio Giuliodori
Il Matto è l'Idiota dostoevskiano, mezzo santo e mezzo pazzo, è il filosofo, l'artista, il poeta incompreso, che cammina senza meta sul precipizio della sua follia. Lontano da tutto e da tutti. Senza averi, ne voleri: è l'inizio e insieme la fine. E' il suo stesso percorso: è la Via. E' l'andare, il trasmutare, il divenire, l'essere. E' il sognatore con la testa tra le nuvole, il suo sguardo è sempre volto in alto. E' "l'uomo di sale" della tradizione buddista che voleva vedere com'era fatto l'oceano: vi entra e non vi esce mai più.
Il Matto rappresenta l'inizio e insieme la fine, un viandante senza meta alla ricerca di se stesso, è sempre in viaggio ma senza meta: è l'andare.
In quanto indefinibile, questo Arcano, che nelle carte da gioco è diventato il Jolly, non è positivo o negativo, ma può diventarlo a seconda delle carte vicine. Il Matto è indeciso, va ma non si sa dove, bisogna prendere un'altra carta per vedere dove.
E' il momento che precede l'azione: tutti i risultati sono ancora aperti.
L'interpretazione è del tutto positiva, sotto tutti i profili (affettivo, professionale, finanziario ecc.), indica sempre novità favorevoli, aperture, libertà. Anche libertà morale: il Matto è l'anticonformista che segue la via del cuore, dell'intuizione più che della ragione. Di fronte a una scelta, il Matto può indicare la più illogica, ma sicuramente la più vincente, quella legata all'interiorità, che se ne infischia dei giudizi esterni, della morale e del buon senso.
1. MAGO La creazione, la volontà, lo slancio, il progetto.
E' la carta numero 1, è l'uomo consapevole del suo potere, in procinto di attuarlo: ha tutto il necessario per farlo, un tavolo pieno di strumenti magici di fronte a lui. Dal suo eloquente cappello a forma di otto, deduciamo che ha "l'infinito sulla testa", indice di abbondanza creativa, di abilità, di comunione con la vita.
Incarna perfettamente l'ideale dell'homo faber rinascimentale, artefice del proprio destino: è il trionfo del libero arbitrio contro le forze cieche del fato. E' l'artefice del proprio destino, è colui che riesce a far conciliare l'astratto col concreto, l'immaginario col reale, l'incantesimo con il risultato effettivo: è la magia in azione.
Ha tutte le carte per riuscire, è pieno di strumenti e di capacità palesi, evidenti, sfoggiate in bella mostra, nel tavolino di fronte a sé. Possiede la forza per attuare ciò che vuole.
Questo Arcano, collegato al segno dell'ariete, può indicare una persona più giovane, intelligente, intraprendente. Oppure l'inizio di una nuova attività, occasioni da prendere al volo, in ogni caso movimento, azione, agire subito perché se ne ha il Potere.
È sempre collegato a qualcosa di materiale, concreto, un lavoro intraprendente dal punto di vista pratico più che da quello intellettuale.
Accanto a carte negative potrebbe indicare: eccesso di scaltrezza, furbizia o esibizionismo, troppe parole dette o mancanza di umiltà, specie se vicino alla Torre.
Le quattro carte seguenti, Papessa, Imperatrice, Papa, Imperatore, rappresentano: la famiglia, l'educazione, la tradizione e la scuola, da cui il giovane si emanciperà trovando una compagna: la sesta carta, gli Amanti.
2. PAPESSA La conoscenza esoterica.
Ricettività, mistero, principio femminile: la Papessa è il non-io del Mago. Silenziosa, e misteriosa, sta leggendo il libro della conoscenza, seduta in un trono.
Legato al segno del Toro, questo Arcano indica una persona seria, rigorosa, saggia, legata all'occulto. Ha la chiave del problema o è lei stessa la chiave. Può indicare un'amica fidata, con cui parlare in segreto. In ogni caso: riuscita sociale, posizione di prestigio. Incontro con una donna che risolverà il problema. Tutti bouni auspici dunque ma a patto di mantenere la riservatezza e la costanza, la perseveranza nel proprio obiettivo. Tutte qualità legate allo studio insomma, simboleggiato dal libro della Papessa: il suo messaggio è tutto racchiuso lì. Cioè nel libro e nella ricettività necessaria per comprenderlo, una ricettività tutta "femminile", non razionale, legata al silenzio interiore.
3. IMPERATRICE Attività, comunicazione, riuscita.
Carta del tutto positiva, anche quando sta vicino a carte negative. E' il 3, che sintetizza l'1, il Mago, sommato al 2, la Papessa.
In quanto numero "dialettico", sintetizzante, conclude e definisce ciò che lo precede, la Papessa, completandone la femminilità. Dona quella concretezza e quella praticità, lievemente assente nella noeticità misteriosa ed occulta della Papessa.
La sua energia è sempre femminile, sempre yin, ma stavolta oltre che ricettiva è anche feconda: l'Imperatrice rappresenta la creazione intellettuale portata al suo termine, pronta per l'applicazione pratica. Mentre la Papessa può rimandare all'elaborazione di un progetto, ancora tutto tenuto in segreto, ancora tutto da costruire, l'Imperatrice rivela la messa in atto dell'Opera, è appunto il compimento dell'Opera
Il 3 infatti è un numero alquanto eloquente in esoterismo, nonché estremamente decisivo: 3 sono gli stadi del tempo, come tre sono gli stadi della Grande Opera Alchemica.
L'Imperatrice, domina autorevole nel suo trono, priva di sforzo, sorridente addirittura, consia del suo potere, un potere derivato dalla conoscenza, la conoscenza degli archetipi, delle idee platoniche, dei modelli perfetti delle cose. Ella sta al di sopra del mondo terreno, le sue ali ne rivelano la natura iperborea, la sua è un'autorità metafisica, divina, creatrice.
E' la carta degli scrittori, degli scienziati e di tutti coloro che della mente fanno la loro professione. E' la fecondità intellettuale, la creazione pura, la potenza pronta a tramutarsi in atto.
4. IMPERATORE Realizzazione ottenuta, potere esecutivo, potere materiale.
Un uomo nella piena maturità (la barba e baffi stanno a confermarlo). Il numero 4 rappresenta la stabilità, la concretezza, l'unione di orizzontale e verticale (la croce). I 4 elementi e i 4 punti cardinali donano ancora più universalità a questa carta: nascere, crescere, maturare, morire. E' quasi un uomo pronto alla morte, d'altronde siede in un trono, ha una corona e una bacchetta: ha raggiunto quanto doveva.
Il successo è assicurato: stabilità economica, obbiettivi raggiunti. L'Imperatore rimane fermo sul suo trono, ciò attesta la sua inequivocabile sicurezza. L'arcano esorta dunque a puntare in alto, prefiggersi obiettivi ambiziosi. Questo Arcano si riferisce a tutto ciò che è destinato a durare, sorretto da una volontà costruttiva, costante, svincolata dagli impulsi irrazionali. Può indicare protezione da parte di uomini potenti.
5. PAPA Responsabilità, protezione, trascendenza, conoscenza.
Il Papa ha una funzione totalmente diversa da quella dell'Imperatore: sebbene entrambi assolutamente autorevoli, il potere del primo è superiore a quello del secondo, che è circoscritto solo al piano terreno.
Il Papa in sostanza, intermediario fra cielo e terra e rappresentante divino, indica una vibrazione superiore sintonizzata ai piani metafisici. Il Papa è allineato alle leggi cosmiche e il suo potere, a differenza di quello dell'Arcano precedente, si espleta in maniera integrale, dalla materia allo spirito.
Può indicare anche un matrimonio in quanto il 5 per i Pitagorici era il numero dell'unione, il numero nuziale. In ogni caso: la strada da seguire, il senso della vita, l'ispirazione, i misteri svelati, le forze superiori che ci aiutano, la saggezza.
Può indicare infine, anche contatti vantaggiosi con l'ambiente giovanile, dato che sono proprio due giovani che troviamo ai suoi piedi.
6. AMANTI Amore, scelta, crescita.
Crescita, perché si esce dalla famiglia rappresentata dalle altre quattro carte precedenti (Papessa-famiglia, Imperatrice-educazione, Imperatore-tradizione, Papa-scuola). E perché l'uomo si realizza completamente quando incontra l'amore. Crescita quindi responsabilità, fedeltà, siamo infatti di fronte ad una scelta: un uomo tra due donne. Tra due opposti, tra il vizio e la virtù, tra il materiale e lo spirituale.
Ma nella figura dell'Innamorato, come si legge ne Il linguaggio segreto dei Tarocchi di Laura Tuan, "si cela l'iniziato che ha concluso il periodo di apprendistato ed è pronto a entrare nel gruppo come pari; a patto che superi l'esame finale". L'esame finale è in realtà "una decisione importante dal cui esito può dipendere tutta la sua esistenza futura o, almeno, un settore molto significativo di essa", come asserisce ancora la Tuan.
La scelta può anche non essere in campo amoroso. Infatti, sebbene sia la carta dei sentimenti, non sempre si tratta di matrimonio o di unione amorosa, a meno che la domanda non lo chieda, e comunque è una carta che va sempre vista in relazione a quelle vicine.
7. CARRO Trionfo, vittoria, progresso.
E' un giovane guerriero a guidare il carro, con un'armatura, uno scettro e una corona. Tutto ciò sta ad attestare la sua autorità. E' il giovane divenuto consapevole, uscito di casa, ha già raggiunto una sua posizione sociale, ha già trovato l'amore, in una parola: si è realizzato, ha vinto.
Con la carta numero Sette, numero magico per eccellenza, si conclude il viaggio di una personalità, che, attraverso le carte precedenti, è nata e si è sviluppata: ha compiuto cioè il suo cammino, il suo viaggio. Ecco perché il giovane guida un carro, un carro regale tra l'altro, le quattro colonne e la forma quadrata, simbolizzano maestosità e concretezza: un tempio più che un semplice carro.
I cavalli in movimento indicano la disponibilità verso differenti percorsi, la piena maturità raggiunta e la consapevolezza dei propri meriti, indicano in sostanza l'inizio di un nuovo percorso. Progresso dunque, realizzazione, successo, viaggio sia materiale che ideale, una realtà proiettata in avanti, alla conquista del futuro.
Il carro conclude un percorso: il primo settenario degli Arcani Maggiori. Il Sette infatti è il numero del compimento. Spesso l'arcano può indicare uno spostamento fisico, un viaggio, mentre se è vicino a una figura può alludere a un bisogno di indipendenza. In ogni modo, le interpretazioni, come in tutte le altre lame, sono diverse e molteplici, anche a seconda delle carte vicine ovviamente.
8. GIUSTIZIA Rigore, ordine, organizzazione, legge.
Siamo al ritorno dal viaggio... La Giustizia è, per certi versi, l'opposto del carro: è il centro della vita di un uomo (non a caso corrisponde alla bilancia, l'equinozio d'autunno, in cui il giorno è uguale alla notte), il picco è ormai raggiunto, il destino si è configurato e inizia una fase discendente, non più di scoperta ma di riflessione: è l'autunno della vita. E' l'opposto dell'irrazionalità adolescenziale, è l'equilibrio raggiunto. Dopo il settimo giorno, quello della contemplazione, arriva l'ottavo, che annuncia l'inizio di un'Era Futura.
E' dunque la carta della maturazione, la bilancia stabilisce e fissa l'equilibrio sia psichico che cosmico, tra il bene e il male. Congiunge gli opposti donando armonia interiore, dopo aver soppesato i pro e i contro. L'otto è infatti il numero dell'infinito, dell'eternità, garantita dall'equilibrio dei contrari – basti pensare all'Ottuplice sentiero del Buddismo, la retta Via da percorrere.
E' la lama del bene e del male, o ancora meglio, "al di là del bene e del male", è la lama del karma: si raccoglie ciò che si è seminato, di buono o di cattivo. Il risultato che ci attende insomma, è senz'altro quello giusto, anche perché l'Arcano, oltre che a quella umana, si riferisce anche alla giustizia divina.
Ciò che si allinea a questa carta, è la consapevolezza di aver agito per il meglio, di aver fatto tutto il possibile per l'obiettivo, e di averlo fatto nella maniera più retta. Alla lama è dunque anche associato un certo senso di pace, di armonia con se stessi, o in parole povere di "coscienza a posto": se tutto è stato fatto nel migliore dei modi, il risultato è positivo.
Questo Arcano, suggerisce anche di agire allineandosi alle circostanze familiari, sociali e culturali, è una carta sobria, tra i 30 e i 50 anni, una carta che dice no alle passioni, ai colpi di testa. Suggerisce di assestare la nostra vita, di trovare un assetto più equilibrato, rispettando gli obblighi e le restrizioni imposte dall'esterno. E' una carta di responsabilità e di organizzazione. Ma anche di giustizia, appunto. Se si seguono le regole, si è nel giusto sicuramente. Può indicare il modo in cui verremo valutati, a seconda dei nostri meriti, senza che niente ci verrà regalato. Sta infine, solo al nostro impegno, al nostro rigore, alla nostra responsabilità, arrivare al successo.
9. EREMITA Tempo, riflessione, arresto.
Se con la giustizia il viaggio si concludeva, con l'Eremita scompare proprio, per certi versi questa lama completa e definisce l'autunno della Giustizia. Il viaggio è finito, ora si tratta di meditarci sopra, il mondo degli uomini è stato abbandonato definitivamente mentre quello della solitudine si è appena spalancato. Il viaggio che si continua è puramente interiore, la lunga barba e i capelli bianchi non permettono che quello.
Questa è una carta iniziatica, l'eremita cammina in solitudine con le proprie forze, cammina nell'oscurità, ciò significa che non lo ferma niente e nessuno, il bisogno di cercare la verità è superiore ad ogni altra necessità.
Nove: tre volte tre, cioè la perfezione elevata a potenza. Il nove è un numero importante, rappresenta la verifica, la verità - da cui la famosa prova del nove. Dopo la verifica dunque, ha inizio un nuovo ciclo, si chiude un percorso e ne inizia un altro. Nove mesi è il tempo della gestazione di un essere umano. E' un periodo lungo ma alla fine porta ad un grande risultato.
L'Eremita è una carta lenta, l'elemento tempo è fondamentale, d'altronde la ricerca della verità ne ha bisogno in grande quantità. Il tempo dunque è un amico dell'Eremita.
E quindi: tempo, prudenza, discrezione, serietà, riflessione, studio, approfondimento, necessità di fermarsi e riflettere. In generale: non prendere decisioni affrettate, ma considerare ogni minimo dettaglio.
La lampada non indica luce, quanto oscurità, bisogno di luce, solitudine, misantropia.
A proposito della lampada è interessante notare come egli ne copra una parte col mantello, quasi a voler nascondere tutta la luce ai passanti, ossia tutta la conoscenza ai non iniziati.
Chi non è preparato, può rimanere accecato di fronte a troppa luce, basti ricordare il Mito della Caverna di Platone: solo il filosofo ne sopporta la potenza, tutti gli altri rimangono giù nell'ombra, non credendo nemmeno nell' esistenza di quella luce, poiché non la vedono appunto. Ma non la vedono perché non vanno a vederla, non vanno a cercarla.
L'Eremita rimanda inoltre alla modestia, al socratico "sapere di non sapere": sa benissimo infatti, che seppur edotto di importanti segreti, ciò che sa di sapere è un niente assoluto in confronto a ciò che sa di non sapere, cioè la strada che a di fronte e che cerca di illuminare attraverso le sue conoscenze. Pur tuttavia ciò che sa di non sapere è un nulla ancora più grande rispetto a ciò che non sa di non sapere. Questa lama incarna la dote principale del saggio: l'insaziabilità. Più sa, più sa di non sapere, più sa, più necessita sapere.
10. FORTUNA Fortuna, cambiamento, nuove opportunità.
Con l'Arcano n. 10 torniamo nel mondo e nelle sue vicende mutevoli: la ruota, il cerchio rappresenta la ciclicità, il rinascere, il rinnovarsi, il divenire, la reincarnazione stessa. Il cerchio racchiude tutto, sia il bene che il male, commesso nella vita.
Citando ancora Laura Tuan: "l'Uno (Dio), si riflette quindi nel molteplice, il mondo terreno, l'individuo, ma questo, a sua volta, fa ritorno al divino, attraverso l'esperienza evolutiva del karman e della reincarnazione, simboleggiata appunto dalla ruota".
Il 10 è un numero sacro, ecco perché sferico: è la tetrakis pitagorica, il triangolo su quattro basi. Un punto: l'Uno. Due punti: ying e yang, bene e male, maschio e femmina. Tre punti: materia, intelletto, spirito. Quattro punti alla base: i quattro elementi, le quattro stagioni, i quattro punti cardinali. Ecco che nel dieci, nella sfera, c'è racchiuso tutto l'Universo creato e in divenire.
Il significato è assolutamente favorevole: sblocca situazioni stagnanti, offre occasioni di cambiare (se è vero che ciò che oggi è bene domani può diventare male, è vero anche il contrario). La sua energia rinnovatrice è paragonabile all'Arcano n. 1 ma con in più tutto l'apporto dell'esperienza vissuta dal 2 al 10.
Essendo una carta dinamica, può anche favorire uno spostamento.
Se vicina a carte negative, la fortuna può tramutarsi in rischio.
Indica in sostanza un destino propizio ma da sfruttare al volo poichè tutto cambia, tutto diviene, panta rei.
11. FORZA Coraggio consapevole.
Davvero importante ed affascinante la simbologia di questo Arcano: la donna doma un leone, non lo uccide ma lo doma pur non sforzandosi affatto: coraggio ed energia sovraumana. Non a caso il cappello che orna il suo capo ha la forma dell'otto, dell'infinito, quasi ad indicare che la sua forza risiede nella mente, una forza illimitata. Il suo sguardo è infatti rilassato, in lei non c'è ne ansia, ne paura, ne sforzo, c'è solo consapevolezza dell'incredibile risultato: domare un leone. Cioè domare gli eventi della vita, anche quelli più spinosi.
E' interessante come "la forza" nei Tarocchi, non venga rappresentata con scontate immagini di giganti muscolosi o esseri affini, bensì dalla dolcezza e dalla calma di questo misterioso personaggio femminile. E' la donna, da sempre simbolo di sensibilità e delicatezza, colei incaricata di domare una belva, simbolo invece di forza bruta senza freni.
Il messaggio racchiuso in questo simbolo potrebbe alludere ai precetti dell'alchimia stessa: non conviene reprimere l'animale che è in noi bensì sublimarlo, trasmutarne l'energia e capovolgerla: da inferiore a superiore. E' questo l'unico modo, il più intelligente, per non far prendere all'animale i sopravvento su di noi ma fare in modo che noi possiamo domare lui e farne un nostro potentissimo alleato – non è un caso che gli sciamani parlino proprio dell' animale come "alleato", cioè come personale compagno di viaggio, dispensatore di preziosi aiuti, nel cammino della via Iniziatica.
L'alchimista dunque, da astuto saggio quale egli è, non distrugge la materia grezza ma la sfrutta a suo vantaggio, la purifica, la trasforma in oro. Il suo è un atto creativo e divino, divino perché si accorda alle leggi cosmiche del divenire. Egli non "uccide" ma aiuta, favorisce lo sviluppo, l'evoluzione, la prosperità delle cose, incanalandole nel giusto cammino, nella retta Via, dal buio alla luce, dal piombo all'oro.
L'Arcano indica quindi, inequivocabilmente, padronanza dei propri mezzi, sicurezza interiore, obiettivo in pugno, tra le mani proprio, come si vede in figura.
12. APPESO Attesa, sacrificio temporaneo in attesa di un miglioramento futuro.
Sicuramente una della carte più emblematiche. L'Appeso non condivide il mondo, lo vive alla rovescia, ma il mondo questo non lo permette, per questo egli è in una posizione scomoda, di sacrificio. Ma proprio nel sacrificarsi, cioè nel farsi sacro, egli si redime, si illumina.
Non è del tutto negativo questo Arcano, infatti in alcune raffigurazioni, Waite per esempio, l'Appeso ha addirittura un'aureola, a significare la sua saggezza: l'Appeso, cercava la verità come l'Eremita, ma ha poi scoperto che il cercare stesso è un ostacolo alla verità, quindi ha smesso, si è arreso. Ma la sua è una resa sacra, illuminata.
Poco pertinenti le interpretazioni cristiane sulla vita come dolore, l'Appeso tra l'altro non è per niente crocifisso, è semplicemente appeso. Non è ancora morto. Ecco perché il sacrificio è temporaneo.
L'appeso in realtà sta ricevendo un'iniziazione, questo è forse il vero significato esoterico che si cela dietro questo Arcano, un significato assolutamente affascinante. L'appeso non condivide il modo consueto di attingere alla conoscenza, lui aspetta, medita, si immerge immobile nel silenzio attendendo l'illuminazione come i mistici orientali. Anche Odino del resto, ricevette la conoscenza delle rune rimanendo appeso, per ben nove giorni e nove notti.
Laura Tuan chiarisce il concetto: «l'impiccato ha scoperto che il segreto per penetrare l'essenza delle cose sta nel loro capovolgimento. (...) Grandissima è dunque la sua forza, non più esercitata dalla masse muscolari, ma dal potere occulto dell'anima che ha superato la prova iniziatica».
La Tuan inoltre fa giustamente notare come le braccia piegate dietro la schiena e le gambe incrociate formano una figura che rimanda al triangolo rovesciato sormontato dalla croce, simbolo alchemico del compimento della Grande Opera. Ciò avvalora ancor di più il significato iniziatico della prova che l'Appeso sta superando, quel simbolo infatti rimanda proprio al compimento dell'Opera, più che al tentativo di affrontarla, da cui si evince la valenza sostanzialmente positiva dell'Impiccato, non sempre sottolineata, né condivisa. D'altronde però, il linguaggio simbolico parla chiaro, e i Tarocchi parlano solo attraverso i simboli.
Per quanto riguarda una possibile interpretazione, l'Arcano numero 12 può rappresentare la classica sventura che in futuro si benedice, un periodo triste che però serve per riflettere, per capire, per evolvere. Talvolta è attraverso il dolore che si capisce la felicità, cioè come vivere bene nel mondo. Le prove della vita, arricchiscono sempre interiormente, quindi anche se dolorosa, la prova porta poi i suoi buoni frutti.
Per un ulteriore contributo, quale conferma della positività dell'Arcano, è interessante l'interpretazione che ne da Jodorowsky in Cabaret Mistico: «simboleggia il dono di se stesso, uno stato di meditazione in cui viene a cessare qualsiasi pretesa. In alcune versioni, dalle tasche gli fuoriescono delle monete d'oro, perché nel momento in cui smette di appropriarsi dei suoi molteplici ego (...) si fa canale di ricchezze cosmiche. Non pensa, è pensato».
13. MORTE Fine e nuovo inizio, trasmutazione completa, inevitabile.
In alcuni mazzi, questa Lama viene chiamata "l'Arcano senza nome". Sembra quasi che esso possa venir pronunciato ma non scritto. In francese "la mort" e "l'amor", hanno lo stesso suono. Che ciò abbia un legame con i Tarocchi di Marsiglia? E' plausibile. L'indissolubile legame tra eros e thanatos d'altronde non è una grossa novità.
In qualsiasi Via Iniziatica, ciò che deve morire è l'ego, morire a se stessi, a tutto ciò che ci abbassa e ci allontana dal nostro vero Io, eccola la morte filosofale, da cui nasce l'amore verso se stessi.
E' questo il lavoro di trasmutazione, di pulizia che l'alchimista deve compiere all'inizio del suo percorso: l'opera al nero. Attraversare i suoi specchi più bui, viverli addirittura, per poi trasformarli nel loro contrario. La morte dunque, non è altro che la via per l'amore, non si tratta solo di un gioco omofonico del francese quanto di un vero e proprio lavoro di trasmutazione, la prima tappa nelle Vie Iniziatiche.
"Ama te stesso come il prossimo tuo"... Impossibile amare gli altri se non si sa prima amare se stessi: la morte dell'ego dunque, è ciò che sta dietro a quest'insegnamento, è cioè la sua parte esoterica, ciò che serve a comprenderlo, e quindi ad attuarlo.
Per ciò che concerne la lettura simbolica dell'Arcano, si deve considerare che esso, in senso negativo, è l'esasperazione dell'Appeso: toccare il fondo in una qualche situazione, dalla quale poi però, non si può che riemergere. La morte è anche un nuovo inizio, si recidono i legami col passato. Waite disegna la Morte a cavallo con un vessillo con la rosa mistica e un sole sullo sfondo: il sole dell'immortalità. La Morte dunque non è solo e sempre negativa. La Morte è un segnale, bisogna farsela amica, come diceva Don Juan, la Morte ci serve per vivere. Vivere come se fosse l'ultimo giorno, vivere a contatto con la Morte, ciò dona felicità e allontana ogni timore. Ed ecco che la Morte diventa amore per la vita.
La Morte in sostanza non è "solo morte" ma anche e sopratutto rinascita, Risveglio, la Morte in realtà... non muore mai... Innanzitutto, lo scheletro è color carne, e ciò è al quanto eloquente riguardo alla sua "umanità", in secondo luogo, ciò che la falce si lascia dietro, mani, piedi e volto, non ha ancoraperso vitalità, sopratutto quel volto rimasto lì per terra: è ancora espressivo. Ciò per attestare che niente muore del tutto, ma semplicemente si trasforma. Quello che l'uomo ha pensato e sognato in vita (la testa), nonché le sue azioni (mani e piedi) sono ancora lì, anceh dopo il passaggio della Morte.
Il numero dell'arcano, il 13, è nefasto solo per chi ha paura dei cambiamenti, non per chi ne riconosce l'efficacia: per fare spazio al futuro, bisogna liberarsi del passato. E' questo il grande insegnamento di questa Lama, a livello energetico, se siamo collegati alle, belle o brutte, esperienze passate, non creiamo lo spazio necessario affinché nuove esperienze, nuovi incontri, nuove idee entrino nel nostro nucleo energetico.
Le foglie e i fiori sparsi quà e là nel campo dove passa la Morte stanno a confermare quanto essa è parte integrante della vita, è proprio "con lei", nel senso letterale: le passa accanto.
La Morte dunque non ha valenza del tutto negativa, anzi: quello che doveva accadere è già accaduto, il fondo è già stato toccato, d'ora in poi solo cambiamento, solo un nuovo ciclo si apre innanzi, è tutto quì il significato di questa carta - che poi il cambiamento possa essere più o meno traumatico, più o meno entusiasmante, dipende dal consulatante, dal suo essere e dalle sue circostanze, in ogni caso questo cambiamento è assolutamente necessario ed inevitabile. Come inevitabile è la Morte stessa.
Paradossalmente dunque, la Morte è un Arcano del tutto positivo, può indicare infatti che anche i progetti più impensabili e grandiosi, possono ora prendere vita. Tutto ora può succedere, è il momento della creazione. Della creazione della vita.
La Morte infine, in quanto incarnazione del divenire, della trasmutazione, della rinascita, rimanda alla concezione ciclica del tempo, la concezione greca, simboleggiata in esoterismo dal serpente Ouruborus. «Nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto trasmuta», come recita il noto principio di Lavoiser, morte e nascita dunque sono solo due facce della stessa medaglia.
Eraclito ribadisce il concetto nel celebre frammento 22: «la stessa cosa sono il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi mutando trapassano in quelli e quelli ritornano a questi».
La temporalità ciclica, greca, è ovviamente l'esatto opposto di quella lineare, cristiana, la quale presuppone un Dio creatore che si colloca tanto all'inizio, quanto alla fine del tempo.
Agostino nelle Confessioni, fa notare come non si possa nemmeno parlare di tempo prima della creazione 1 . Allo stesso modo, il tempo cessa di esistere alla fine dell'esistenza umana con il Giudizio Universale, limite estremo che ovviamente non troverebbe posto nella concezione sferica del tempo. Concezione sbandierata a chiare lettere dall'Arcano numero 13 e dalla sua generosa simbologia.
14. TEMPERANZA Rigenerazione, rilassamento, purificazione, equilibrio.
Non ha un ruolo ben preciso come la Papessa o l'Imperatrice, essa semplicemente è una figura rassicurante, che ha tra le mani l'energia, il fluido vitale. Essa manovra questa energia, ecco perché è la carta delle meditazioni, tutte le tecniche esistenti.
Questa angelica figura femminile sta in realtà compiendo un processo di trasmutazione alchemica: sta purificando l'acqua, simbolo vitale e naturale per eccellenza, ecco perché rimanda oltre tutto al segno dell'acquario, nonché all'Era dell'Acquario e dunque a questa sorta di Risveglio interiore.
E' dunque la carta delle terapie naturali, del lavoro su di Sé, dell'evoluzione interiore, non a caso questa figura femminile possiede le ali. E' una figura umana che sta trasmutando in angelo. Accanto all'Arcano degli amanti rappresenta il Solve et Coagula, il processo di purificazione alchemica, l'entrata dello Spirito nella materia. Il vaso stesso è pregno di una grande simbologia esoterica: racchiude in sé il segreto della metamorfosi e indica ricettività alle cose celesti. In sostanza questo Arcano indica il rassicurante eterno fluire della vita. Nonché le qualità e le virtù morali ed umanitarie.
E' un Arcano che indica una situazione assolutamente positiva e benefica, esortando pur tuttavia ad una vita più tranquilla, più equilibrata, dedita alla spiritualità.
L'acqua quando entra in contatto con le cose, le bagna, cioè le cambia in qualche modo, le modifica o, in ogni modo, rimane lì, la sua presenza cioè rimane fisicamente nelle cose, ecco perché è un Arcano che influenza le carte vicine. Non in maniera prorompente pur tuttavia considerevole, non si tratta certo di una cascata, ma di un semplice flusso, che è stato però trattato, purificato energeticamente da un essere alato, ossia mezzo umano e mezzo divino: un Mago.
Un'ultima considerazione riguardo ai colori del vestito: rosso e blu, ossia pasione e trascendenza. Questi due colori mescolati insieme danno il viola che esprime moderazione, misura, temperanza appunto. Il viola è un colore particolarmente interessante dal punto di vista esoterico, è infatti collocato all'estremo dello spettro cromatico al di là del quale si dipana la gamma degli ultravioletti, che è il territorio dell'invisibile, non percepibile dai sensi. Colore magico per eccellenza, esso è anche il colore dell'ametista, quarzo usato dagli occultisti fin dai tempi più antichi.
15. DIAVOLO Poteri psichici, istinto, sfida, sesso.
Come si legge in Castelli di carte di Alejandro Jodorowsky, «il Diavolo è un potente simbolo della creatività. Il Diavolo è il primo attore nel dramma cosmico: imita Dio».
La Tuan fa notare che la connotazione fortemente negativa che caratterizza questo Arcano, "proviene dalla mentalità sessuofobica dell'epoca che lo ha generato". E'il Diavolo è si legato alla materialità e alla carnalità ma ciò non implica necessariamente dei presagi chissà quanto tetri. La Lama numero 15 infatti è soprattutto legata ai poteri psichici, alla magia nel suo senso più letterale: il potere che ha l'uomo di far fronte alle negatività esterne.
Indica inoltre ambizione, a volte sfrontatezza perfino ma in ogni caso una vittoria sul destino e le sue condizioni avverse. Le negatività annunciate dall'aspetto terrificante di questa figura sono quelle relative all'oggetto più che al soggetto, il quale, ha tutto il potere di soggiogarlo.
Il Diavolo infatti, non è solo un "creativo", egli è soprattutto colui che ha l'immenso coraggio di sfidare Dio stesso. Tale Carta dunque allude ad un'estrema sicurezza nei proprio poteri, la certezza di poter cambiare gli eventi avversi del fato: il diavolo è colui che tentò di cambiare addirittura l'intero palcoscenico metafisico dell'universo.
Al di là della morale e della religione, che qui non interessa – che Dio sia il buono e il Diavolo il cattivo lo lasciamo stabilire ai sacerdoti cristiani, a noi interessa penetrare la simbologia esoterica dell'Arcano e capire cosa ha da raccontarci in termini di archetipi, ossia di connessioni legate al nostro inconscio e, come direbbe Jung, a quello collettivo, cioè alla realtà in cui viviamo nella sua forma "a priori", ossia energetica, metafisica, invisibile, causale-attrattiva - ciò che preme sottolineare è la forte carica magica che questo Arcano comporta, una carica in grado di rimodellare lo schematismo denso dell'irrealtà circostante.
Notoriamente considerato come l'antagonista dell'Arcano della Giustizia, il Diavolo, indica spesso – ovviamente a seconda delle circostanze, del consultante stesso e delle carte vicine – istintualità, poteri paranormali, provacazione, a volte anche conflitti interiori (il Diavolo ha grande potere ma sfidare Dio è un'impresa ardua, una battaglia persa in partenza, il Diavolo alla fine perde la sua partita e la sconfitta difficilmente comprta felicità).
Infine questo Arcano indica tutto ciò che è legato alla sfera della sessualità, sia nel bene che nel male, sarà il consultante poi a ritagliarsi i suoi significati collegandoli alle circostanze. La sessualità infatti, ovviamente, non è sempre negativa a priori: in Europa, la chiesa medievale l'ha sempre messa al rogo mentre in Oriente è uno strumento di fusione con l'assoluto, con Dio. Come è evidente siamo agli antipodi, tutto è rimandato alla sensibilità "religiosa" (nel senso etimologico di Tertulliano e Lattanzio di religàre, unirsi a Dio, che possa essere interiore od esteriore, "occidentale" od "orientale") del consultante, del ricercatore, del Viandante, dell'iniziato che scava dentro ai simboli delle lame della realtà.
16. TORRE Ammonimento, rivedere la propria superbia, ricostruire più umilmente.
Se il Diavolo rappresentava la sicurezza e quasi la presunzione di poter sfidare il destino, la Torre ci racconta esattamente il contrario: "costruisci pure, elevati, ambisci, è giusto che tu lo faccia ma non sognarti neppure di eguagliare il creatore, sennò cadrai e la caduta sarà dolorosa, visto che sei voluto salire così in alto". Questo in sostanza sembra essere il significato della Lama numero 16.
In ogni modo, seppur la caduta è davvero nefasta, le basi, le fondamenta della Torre rimangono solide e intatte, il crollo non è dunque totale, ecco perché questa Carta in finale, anche se forse la peggiore del mazzo in quanto a messaggio, è più un avvertimento, un monito più che un pericolo già accaduto.
Comunque sia, è bene stabilire innanzitutto che dopo il crollo c'è la ricostruzione. Bisogna certamente capire il perché del crollo, e una volta compreso questo si comincia un nuovo capitolo. In questo senso non è una carta negativa a priori, è il monito finale, estremo, da non sottovalutare, poiché ultimo e poiché proviene dall'alto. Ecco perché va ascoltato: il fulmine è simbolicamente un segnale divino, una punizione si ma con intenti costruttivi.
Il fulmine serve a rimetterci nella retta via.
Ovviamente è palese il riferimento a Babele, e dunque: punizione per troppa superbia, necessità di umiltà, di rivedere le proprie posizioni prese, forse troppo ambiziose.
In ogni caso è sempre un ammonimento, ma dipende ovviamente dalle carte vicine, le quali se sono positive, ridimensionano la Torre, rendendola semplicemente il simbolo di una paura ingiustificata, un male solo apparente, una fastidiosa insicurezza o un timore immaginario.
A volte l'Arcano può anche simbolizzare il fallo ma in sostanza ciò che crolla è l'ego e solo quando l'ego è crollato, al di là delle sue illusorie rappresentazioni, i suoi ruoli sociali, le sue maschere, solo allora è possibile vedere la vera realtà, sia nel mondo interiore che in quello esteriore.
Gli Arcani successivi infatti: la Stella, la Luna e il Sole, sono carte di satori, di esperienza intensa, di visione, di purezza, di onestà e fedeltà di fronte al vero. Non è un caso che dopo la Torre, nessun personaggio comparirà più vestito. La nudità rappresenta l'essere nella sua essenza, nella sua verità.
17. STELLE Nuove possibilità di successo, la Via da seguire, abbondanza.
Le anfore svuotano tutta l'energia che nell'Arcano della Temperanza veniva invece risparmiata e riciclata. Qui invece l'energia fuoriesce a volontà e consapevolmente: prosperità dunque, momento propizio per intraprendere qualcosa, massima positività e trasparenza. La giovane è nuda, dunque onesta e veritiera ed è illuminata da 8 stelle di cui una enorme. (L'otto, come sappiamo, è il numero dell'infinito).
18. LUNA Oscurità, mistero, inconscio, inganno.
Qualcosa di non completamente chiaro, che spaventa e condiziona la persona proprio perché non ben visibile. Il logos, il sole, non è abituato a decifrare le ombre della luna, la quale non risplende nemmeno di luce propria, è intrinsecamente e congenitamente misteriosa ed oscura, rappresenta quei lati dell'essere che non riusciamo a vivere in prima persona, consapevolmente e li depositiamo nell'inconscio, vivendoli poi nei sogni, ovviamente in maniera confusa, come è nella natura del sogno.
La luna rappresenta l'essere in balia del mistero, della notte, di qualcosa che ristagna: l'unica cosa che ha di fronte è infatti un lago stagnante su cui essa si riflette, il tutto incorniciato dal lamento di due cani randagi, solitari, notturni e misteriosi anch'essi.
In ogni caso la luna rappresenta anche la ciclicità, il divenire, la sua morte non è mai definitiva. Riguardo al carattere di una persona, può riferirsi al lato oscuro o inespresso di essa.
In fine, da notare come capovolto, questo Arcano, vede il suo carattere oscuro attenuarsimentre dritto, anche sevicino a Carte positive, non perde minimamente la sua problematicità congenita.
Sebbene dunque non del tutto benefica, questa Lama, più che previsioni di presagi oscuri ,porta con sè semplicemente un messaggio ammonitore: "guardati dentro, cerca nell'inconsci,o sappi tacere, sappi ascoltare e, infine, fidati dell'intuito, del tuo lato yin, della tua parte percettiva e femminile.
19. SOLE Risveglio, Illuminazione, felicità.
Se la luna è mutevole, il Sole è immutabile, è la consacrazione raggiunta, è l'illuminazione, è l'oro degli Achimisti. Il Sole è il primo Dio che l'uomo ha avuto.
Anche vicino a carte negative, il Sole continua a risplendere (di luce propria, a differenza della Luna), illuminando anche loro, non solo se stesso. Le nubi passano, il Sole resta.
Il bambino infine, indica proprio potenzialità, magia, purezza, volontà di conoscenza, gioia. E' l'io tornato fanciullo, tornato al mondo magico, tornato ad un rapporto animato, fiabesco, felice, incantato con la realtà circostante.
Il bambino inoltre non è solo. La bambina con cui forma una coppia, simboleggia l'unione di yin e yang, la coincidenza degli opposti finalmente illuminata dalla luce divina, la quale cala su di loro delle preziose gocce d'oro: prosperità, abbondanza, sia dal punto di vista spirituale che materiale.
Il Sole, insieme al Mondo, è la Carta più positiva del mazzo, d'altronde la simbologia è al quanto eloquente: l'essere divenuto consapevole, in cui principio maschile e femminile si armonizzano nella maniera più perfetta, è l'essere illuminato. L'illuminazione, Dio, il Sole, è proprio lì, sopra di lui. L'unica differenza col Mondo è che, a differenza di quest'ultimo, da rovesciato, il Sole, perde la sua luce, facendo sapzio all'ombra e a tutto ciò che si oppone ai significati simolici sopra elencati.
20. GIUDIZIO Resurrezione, compimento dell'Opera, Risveglio.
Con la carta del giudizio si completa il ciclo della maturazione dell'uomo: è il momento dell'autocoscienza, del Risveglio, del giudizio finale appunto, che in questo caso è positivo, poiché dato dall'Angelo, a l'angelo porta sempre la buona novella.
Tutto nella carta fa pensare a un giudizio positivo, l'angelo suona trionfante una musica celestiale che prorompe fuori dalle nuvole e le anime, come la odono, si risvegliano, escono dalle loro tombe: è la resurrezione dopo la morte iniziatica.
Le due figure infatti, l'uomo e la donna hanno le mani giunte in preghiera verso il fanciullo, cioè il bambino alchemico nato dal matrimonio di mutevole e immutabile, femminile e maschile. E' l'essere trasmutato che esce fuori dalla tomba, si è risvegliato al suo vero sé, ha compiuto l'opera di una vita: la Grande Opera. E' la finale vittoria dello Spirito sulla materia. In quanto predominante è il soffio dell'angelo, è una carta legata alla meditazione e al ruolo del respiro quale strumento purificatore, rigeneratore. Il prana sanscrito, il pneuma greco o lo spiritus latino, è il protagonista di questo Risveglio.
21. MONDO Vittoria, Operal Rosso, Tutto.
E dopo il Risveglio, il Samadhi. Non ci sono due cose: Dio e il mondo ma Dio è il mondo.
Qui non c'è dubbio: la ghirlanda è l'uovo cosmico, simbolo del compimento della Grande Opera alchemica. C'è tutto in questa carta: un cherubino, un'aquila, un toro, un leone, tutto quello che serve per completare il perfezionamento: il viaggio è terminato, siamo arrivati in paradiso. Il mondo è il paradiso o il paradiso è il mondo, dal momento che nel Samadhi non esistono più dualismi ma si scopre la vera realtà per quella che è. Tale scoperta è gioiosa, come ci racconta la carta, la fine del viaggio è una fine stupenda: non esistono i castighi cristiani, alla fine del percorso c'è solo successo, vittoria totale, Conoscenza Suprema. Già nelle Upanishad si legge: «Dalla gioia questi esseri sono nati; per la gioia vivono e crescono; alla gioia ritornano».
Le quattro figure che incorniciano la donna dentro la ghirlanda, simbolo della vita nella sua più totale vittoria e celebrazione, rimandano ovviamente ai quattro elementii cosmici, ai quattro semi degli Arcani Minori e ai quattro imperativi magici: sapere, volere, osare, tacere. Quasi a dirci che sono essi a contornare il successo finale, a portare ad esso e a rimanere con esso.
Il Mondo è un Arcano sempre positivo che influenza sempre le altre carte vicine. Anche quando è capovolto, il significato non si rovescia, semmai si attenua soltanto, limitando una pienezza, che è comunque già straripante.
Fonte e Autore: Lucio Giuliodori